martedì 8 gennaio 2013

Lavoro e applicazione



 Il titolare di una piccola impresa locale mi ha raccontato che sta cercando un giovane venditore per potenziare il reparto commerciale della sua azienda, ma non ne trova. Vuole espandersi, crescere e fare nuovi investimenti; ma ha bisogno di aiuto, non chiede soldi a nessuno lo fa a proprie spese, ha solo bisogno di un collaboratore a cui delegare parte del lavoro, perché già la giornata di 25 ore non gli basta più… ma non ne trova! In questa terra di disoccupati cronici non si trova uno straccio di venditore!

In realtà ce ne sono tantissimi di giovani disoccupati, ma nessuno è disposto a rinunciare al week-end, a mangiarsi un panino per strada invece di tornare a pranzo da mammà, a lavorare ad agosto… La maggior parte è ancora in attesa del posto pubblico, o della grande impresa multinazionale, per stare dietro una scrivania, a fare il “top manager”, però ad una condizione: alle sei di sera il lavoro è finito, tutti a casa e nessuno mi disturbi fino a domani. Buona parte di questi addirittura non cerca neanche il posto pubblico, in quanto sempre di lavoro e fatica si tratta, ma aspetta qualche forma di assistenzialismo, qualcuno che ogni mattina si presenti davanti all’uscio di casa e gli consegni uno o due biglietti da cento euro. Ogni mattina! Però non troppo presto, meglio verso mezzogiorno o ancora meglio nel pomeriggio, perché in tarda mattinata incombono gli impegni di piazza, per aggiornarsi sugli ultimi sviluppi del mercato... solo che la piazza è Piazza Municipio a Rizziconi e non Piazza degli Affari a Milano e il mercato è il calcio mercato e non il Mercato di Borsa.

Questo modo di pensare, che non è certo limitato solo al nostro piccolo paese, è deleterio tanto per la comunità quanto, e di più, per il singolo individuo. La storia racconta che tutti coloro che hanno avuto successo nella vita: imprenditori, politici, attori, registi, professionisti, hanno avuto successo solo grazie alla loro spaventosa capacità di sopportare lunghi e stressanti ritmi di lavoro, solo grazie alla forza di superare ogni insuccesso. (Thomas Edison prima di riuscire a inventare la lampadina ad incandescenza ha fallito centinaia di esperimenti, ed ogni volta, per non scoraggiarsi e non scoraggiare i propri collaboratori affermava: “abbiamo inventato un nuovo sistema per non costruire la lampadina”). Questi signori hanno avuto e hanno la vocazione. Vocazione al lavoro: non hanno calcolato la fatica, non hanno considerato il giorno o la notte o se era agosto o giorno di Pasqua.

Tanto vale per il singolo e tanto vale anche per una Nazione o, in piccolo, per il nostro paesello. Lo sviluppo economico si realizza quando ci si butta alle spalle la paura, la pigrizia, quando si comincia a guardare avanti, a fare piani imponenti, quando ci si mette a lavorare senza calcolare la fatica. È quello che abbiamo fatto negli anni del dopoguerra, quando i nostri nonni hanno cominciato ad emigrare per andare a lavorare in fabbrica o all’estero in miniera. Adattandosi ad una vita di sacrifici per la conquista del benessere. È stata questa la forza trainante che ha fatto grande il Giappone nel recente passato. È questa la causa del successo di Taiwan, India e Cina: Lavoro ed applicazione.

martedì 11 settembre 2012

Imprenditori!



Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi.

                                                                Luigi Einaudi
                                                                 Economista e Presidente della Repubblica